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“Let it be”, ovvero, “Lascia che sia”

La musica ci fa emozionare, ci fa sorridere ma ci fa anche piangere attraverso dei percorsi invisibili interiori che ci rimescolano dentro e ci fanno improvvisamente battere il cuore.
Sino ad allora, anno 1974, non mi era capitato, in modo così eccezionale, di vivere una simile e forte esperienza emozionale.

In una stanza della soffitta di casa mia, giovane adolescente, mi ero creato un piccolo angolo musicale con un giradischi a valigetta e l’immancabile mangianastri  dai tasti colorati sempre pronto a registrare qualche hit parade.
Mario, cugino del mio amico Franco, ci aveva prestato un centinaio di 45 giri in vinile che erano stati la colonna sonora della sua gioventù anni ‘60.

Li avevamo presi con curiosità e complicità da una piccola ed umida cantina di una piccola casa popolare e divisi in due cassettine di legno per ascoltarli e poi scambiarceli, con l’impegno di obbligatoriamente restituirli intatti, senza rigature.

Copertine colorate, incredibilmente belle, con nomi stravaganti che esprimevano energia, voglia di libertà e di andare avanti in una nuova stagione di miracolo economico, rivoluzione musicale e dei costumi.
Le Orme, Procul Harum, Equipe 84, I Profeti, I Giganti, Celentano, i Nomadi, NewTrolls, Aphrodite Child, i Corvi, i Quelli, The Motowns, I Bertas, I Bisonti, I Califfi, I Ribelli, The Rokes, Giuliano e i Notturni, Dik Dik, Cat Stevens, The Animals erano solo alcuni degli incredibili ed affascinanti artisti di quei tempi.

Poi, dal giradischi con i suoi bellissimi fruscii, giunse qualcosa di improvviso ed inaspettato che sin dall’incipit delle prime note, senza comprenderne il testo, in un sol colpo mi trapasso’ il cuore e l’anima, facendomi piangere di gioia, senza un perché:

“ When I find myself in times of troubleMother Mary comes to meSpeaking words of wisdom, let it be.And in my hour of darknessShe is standing right in front of meSpeaking words of wisdom, let it be”.

La stupenda “Let it be” dei The Beatles, che non conoscevo,  aveva fatto tutto da sola, aveva fatto un miracolo, ossia mi aveva fatto provare la bellezza di sentirmi umano.
Ma come è stato possibile?
Qual è il misterioso meccanismo che dentro di noi aziona la musica ?
Chissà, forse perché porta nell’armonia delle note e delle parole qualcosa che ci supera?
O forse, perché iniziavo a conoscere le mie emozioni giovanili e, quindi, il contesto di quella soffitta con quel prezioso e curioso materiale fecero da detonatore a questa agitazione amorosa?

Sta di fatto, però, che ogni volta che l’ascolto rivivo quell’emozione e la voglia di andare avanti con fiducia, nonostante le difficoltà, le preoccupazioni e i dolori.
Questa canzone, non so perché, mi trasmette l’energia del Senso di questo Universo. Mi fa sentire vero che tutto, un domani, sarà giusto.
Non ti preoccupare, vai avanti, lascia che sia, vai avanti, non mollare, dai il meglio di te stesso ma poi lascia che sia. Non ti angustiare.
È questa  la forza dell’incoraggiamento che Paul Mc Cartney riceveva da sua mamma Mary che nei momenti di difficoltà lo invitava a stare comunque tranquillo. Paul, lascia che sia, perché tanto tutte le cose poi andranno al loro posto.
Questo continuava a dirgli sua madre anche dal cielo quando i Beatles smisero di comunicare tra di loro e tutto sembrava essere finito. Stava invece iniziando per lui una nuova ed incredibile stagione.

Ecco, in questo anno pandemico così duro dobbiamo continuare  ad avere fiducia nelle nostre capacità, nei nostri carismi e andare avanti con intelligenza, passione, determinazione e senso di responsabilità. Facciamo ciò che possiamo fare, ma poi lasciamo che sia come dovrà essere, affidandoci un po’ anche al Cielo, a Dio, alla nostra Maria,  Stella del mare e Madre di speranza (a cui molti hanno ritenuto essere stata dedicata da Paul questa canzone, vista anche la mancanza di una sua smentita), ma anche ai flussi di quell’energia amorosa che costituiscono  quell’armonia universale che la speculazione filosofica e la fisica quantistica, laicamente, ci assicurano esistere per davvero.
Con questa invincibile Speranza vi abbraccio tutti e vi regalo l’emozione di una “Let it be”, sempre viva ed attuale, attraverso la bella interpretazione del maestro Riccardo Bagnoli che da grande musicista polistrumentista ed artista qual è, ha girato il mondo con una delle più importanti Tribute band dei Beatles, interpretando proprio il ruolo di Paul Mc Cartney.

Con Riccardo, nostro amico dal grande cuore, la dedichiamo ai bambini e ai ragazzi di Stella Maris e a quelli che soffrono ma, soprattutto, ai loro genitori a cui è richiesto di essere sempre forti ed in forma.
La dedichiamo anche ai nostri professori, medici, ricercatori, operatori sanitari , amministrativi, personale, collaboratori e sostenitori senza le cui professionalità, passione, umanità ed Amore non avremmo superato questo anno così difficile e tutto ciò che facciamo quotidianamente di bello ed importante in Stella Maris, non esisterebbe, non sarebbe possibile.

Di questo ne sono certo.

Forza, andiamo avanti.
Lascia che sia.
Let it be.
…………………………..Giuliano

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