Una Professoressa, una classe di giovani studenti ed il Piave

Nell’ambito del progetto culturale educativo “Conosci te stesso: viaggio nell’Uomo incontro all’Uomo”, proponiamo la riflessione dell’avv. Giuliano Maffei, Presidente della Fondazione Stella Maris.
“ … Sei la cosa più bella che indosso
sei risorsa, sei il cielo e sei il mondo
sei la strada che porta alla vita…
… Sei la piccola stella che porto nei momenti in cui non ho luce
sei la piccola stella che porto nei momenti in cui non ho luce.…”
Ho voluto iniziare così, con le belle ed emozionanti note e parole di “Piccola stella”, il famoso brano di Ultimo, il mio webinar con i giovani studenti della 3B, con indirizzo di operatore amministrativo segretariale – informatica gestionale, del Centro di Formazione Professionale San Luigi di San Donà di Piave (Ve), capitanati dalla Professoressa Elisabetta Scroccaro, insegnante di italiano (oh capitano, mio capitano…).
Si dice che molti insegnanti abbiano perso la passione e l’entusiasmo dell’insegnare.
Forse, non è proprio tutto così.
Forse, sino a che una piccola luce continuerà a brillare negli occhi curiosi e pieni di stupore e meraviglia di un vero Maestro, c’è ancora speranza.
Se il Maestro è colui che con i suoi modi, i suoi stimoli, i suoi sguardi folli di altre prospettive ed angolazioni sa dire cose sagge che suscitano domande interiori ai ragazzi a lui affidati, io ne ho trovato uno, si chiama Elisabetta.
Questa giovane professoressa mi contattò nel mese di dicembre riferendomi di aver fatto leggere il libro “La ricchezza del bene” scritto da Safiria Leccese, ai suoi allievi ai quali voleva concedere anche l’opportunità di sentire direttamente dai protagonisti di quelle storie la testimonianza di vita imprenditoriale ed umana.
Ad una richiesta così illuminata ed illuminate non si poteva dire di no, perché proveniva da un’insegnante di una scuola professionale che aveva compreso l’importanza di dare spazio non solo a “come si fanno” le cose, ma anche al “perché si fanno “.
Questa idea pedagogica portava con se’ una genialità misteriosa, più unica che rara, che emerge solo quando si lavora con passione, con amore e con la voglia di trasmettere, o meglio di donare, il sapere per costruire la forza interiore delle future generazioni, che è poi quella che più serve loro nella vita.
Nei miei 63 anni ho scoperto che “se sai chi sei“ avrai una tua migliore identità e, quindi, saprai sempre dove andare e non avrai mai paura di niente perché questa consapevolezza ci rende forti e ci permette di superare ogni difficoltà, anche quella più dolorosa. Ma, soprattutto, questa conoscenza di noi stessi ci aiuterà a meglio relazionarci, ad avere più pazienza e più disponibilità a comprendere i bisogni dell’altro. Ossia, impariamo ad amare.
L’uomo, quale essere sociale, si trova, infatti, in una relazione di amore e di aiuto con gli altri.
Non siamo fatti per essere soli.
La pandemia Covid ci sta dimostrando la nostra fragilità che deriva proprio da una mancanza di socialità e di affettività.
Noi siamo fatti per amare ed essere amati!
Stimolato dalle domande di questi studenti, ma anche dalle curiose e simpatiche espressioni dei loro giovani volti, che già contenevano domande di senso, ho raccontato di come è nata la Stella Maris, del pensiero originale di Scienza e di Amore di Don Aladino e del prof. Pietro Pfanner e di come ci collochiamo nel panorama sanitario e scientifico nazionale portando, da oltre 60 anni, assistenza, riabilitazione, cura e ricerca per migliaia di bambini, ragazzi e loro famiglie che vivono la fragilità neuropsichiatrica.
La Stella Maris è una vera finestra di Scienza e di Amore sull’infinito mistero del cervello e della vita che porta guarigione, miglioramento della qualità della vita e speranza. Nessuno rimane indifferente agli incontri che si fanno in Stella Maris.
Venire a trovarci vuol dire fare un viaggio affascinante nelle Neuroscienze e vivere un’esperienza anche di infinito che può cambiare (a mio parere in meglio) i nostri punti di vista..
Dalle cose belle che quotidianamente facciamo, siamo poi giunti a parlare dell’Armonia Universale di Amore che muove il mondo ( … e le altre stelle) e tende al bene, alla vita, alla bellezza.
Penso che il senso della vita sia l’Amore. Sì, proprio quell’Amore che può cambiare il modo di guardare le cose e le situazioni. Gioia, dolore, bianco o nero, possibile o impossibile, il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto possono assumere diversi significati.
Come la vedi la vedi, canta Ligabue (in Atto di fede), ma tutto dipende proprio da come la vedi.
Peraltro, tale pensiero così apparentemente strano, è supportato dalle scoperte della Scienza, ed in particolare della Fisica, la quale ci insegna che nelle grandi profondità il macrocosmo è connesso con il microcosmo.
Tutto è energia e tutte le particelle comunicano tra loro scambiandosi informazioni, per cui se parliamo del bene questo si diffonde, fa il giro del mondo e ci ritorna aumentato.
Siamo, quindi, interconnessi con le cose e con le persone.
Galileo, il genio pisano, diceva che cogliendo un fiore si sposta una stella.
Dante, genio fiorentino, aveva invece “visto” nel Paradiso che tutte le cose che si trovavano squadernate nel mondo erano “legate con amore” e si riunivano in un punto luminoso.
Straordinarie intuizioni che soltanto secoli dopo la scienza ha avvalorato.
Ma allora, se sogniamo una cosa o desideriamo che si realizzi, ci sono buone probabilità che ciò si verifichi? Penso di sì, se la cosa è buona e rientra come la tessera di un mosaico in quell’armonia amorosa.
Quindi, in ciò che facciamo, mettiamo sempre un po’ di Amore, quanto basta, e tutte le cose andranno al loro posto. Ogni giorno chiediamo con umiltà ciò che è necessario per dare un senso più nobile alla nostra vita, alla nostra missione di vita. Tutti noi siamo in missione per qualcosa di importante.
E pensare, che a volte, tutto ciò non lo sappiamo perché purtroppo non siamo connessi proprio con noi stessi. Non sappiamo che cosa cerchiamo, non siamo felici, e non troviamo persone che sappiano indicarci una possibile strada da percorrere per raggiungere la felicità. Ci perdiamo per mesi ed anni in viottoli polverosi.
Sentiamo che c’è un qualcosa che ci manca, ma non sappiamo dire di che cosa si tratta, non sappiamo dare il giusto peso e un possibile nome a questa inquietudine, a questa nostalgia.
Di che mancanza è questa mancanza? Si interrogano i poeti, tra cui Mario Luzi.
Penso che potremo scoprirlo solo vivendo, cercando e respirando la vita.
Facendo domande con il cuore aperto e l’occhio attento, troveremo.
Per fortuna un aiutino, qualche coordinata per il viaggio nel mistero di questa vita, ce l’abbiamo.
I poeti, gli artisti, i filosofi, i mistici, i profeti, i bravi Maestri hanno scoperto qualcosa e l’hanno raccontato e scritto nei libri, nella musica, nelle opere d’arte. Ci hanno lasciato un patrimonio di sapienza enorme, ci hanno detto come siamo fatti e che cosa significa essere umani. Questa è già una grande notizia. Basta allora dedicare loro qualche minuto, magari con l’aiuto di una nostra Professoressa che ci vuole bene.
Tutti noi, credenti e non, siamo pellegrini in cerca di Verità.
Allora saliamo sulle spalle di questi giganti che ci hanno preceduto, perché dall’alto, nonostante il Covid, si vedono aspetti delle cose che da terra non emergono: è un’altra prospettiva, lo sguardo vola più lontano, possiamo riprendere a sognare e a progettare a lungo termine, e non alla giornata.
Proviamo a recuperare la nostra storia, proviamo ad abitarla, a costruirla e scriverla come a noi piace. Il nostro cervello è plastico, si può quindi modellare.
Noi siamo ciò che mangiamo, che leggiamo, che diciamo, che ascoltiamo, che vediamo, quindi, potremo essere ciò che vorremmo essere. Tutto è possibile a chi crede.
Ricordiamoci sempre che ogni storia umana è una storia sacra e per questo unica.
Ciascuno di noi è importante e prezioso agli altri.
Allora, iniziamo subito a fare qualcosa per stare bene. Abbracciamo con coraggio le ferite che abbiamo nel profondo, che ci tengono ostaggi dentro una gabbia. Trapassiamole, attraversiamole con coraggio e fiducia perchè, vi assicuro, dopo un primo momento di dolore e di forte bruciore, diventeranno improvvisamente delle feritoie da cui inizierà a passare un raggio di luce.
Dal male nasce sempre il bene: ex malo bonum dicevano i latini.
La chiave della serratura della gabbia l’abbiamo dentro la nostra tasca, possiamo uscire quando vogliamo. Non perdiamo altro tempo, usciamo adesso.
Proviamo a riaccendere il pensiero, a rimettere in moto il cervello e stimoliamolo a parlare con il cuore, con la coscienza, sentiremo come vere delle cose, avremo delle intuizioni, dei lampi, delle percezioni, noteremo delle strane causalità (sincronicità) in ordine alle quali la fisica e la meccanica quantistica ci fanno affermare che, forse, “il caso” non esiste.
Rimettiamo al centro le cose che davvero contano nella vita, rimettiamo in moto tutti i nostri 5 sensi più il famoso “sesto senso”, ossia quello interiore, affinchè i nostri occhi possano riprendere a vedere e non solo a guardare. Avremo idee, ossia visioni ispirate ed il futuro non ci farà più paura.
Scopriremo che l’essere umano ha una grande dignità perché è composto di corpo, di mente ma anche di una parte spirituale che, pur invisibile agli occhi, esiste anche se uno pensa di non averla.
“ L’essenziale è invisibile agli occhi” ci ricorda ADS Exupery nel Piccolo Principe .
Anche questa parte invisibile va allenata, va nutrita. Bisogna darle la giusta importanza.
Iniziamo allora darle un po’ di bellezza, una musica, una poesia, un dipinto, una scultura, un tramonto, il mare, il sole. Iniziamo a innalzare nuovamente lo sguardo verso il cielo ci troveremo anche le stelle delle cui sostanze noi siamo fatti, per questo possiamo comunicare e condividere con loro i nostri sogni che così inizieranno a realizzarsi.
Funziona così, proviamoci.
Poi l’appetito vien mangiando. Così come è accaduto leggendo “La ricchezza del bene”, una storia tira l’altra.
L’adolescenza è una stagione incredibile di grandi cambiamenti chimici, biochimici, psicologici, anatomici. Giovani, conservate sempre questo sguardo straordinario e irripetibile di meraviglia e di stupore perché un domani vi servirà.
Ora che avete tempo, iniziate ad allenare lo sguardo a cogliere momenti di senso, di significato che vi passano davanti tutti i giorni.
Allenate la ragione a parlare con il cuore. Date un senso alle cose, quello che in quel momento sentirete più vero. Vi assicuro che ce l’hanno. Vi stupirete in quanta bellezza siamo immersi.
State attenti a non buttare via le cose importanti per conservare solo quelle effimere che non vi soddisferanno appieno.
Divertitevi con questi nuovi sguardi, ascoltate buona musica, leggete, suonate uno strumento e fate sempre del bene, ne vale la pena. Sarete felici.
L’incontro con questi giovani è stato una bella esperienza, un’occasione per donare qualcosa di buono che mi piacerebbe ripetere con altre scuole. Non posso tenere solo per me le cose speciali che ho visto e che mi sono state donate da tanti incontri con persone sagge e belle dentro, che ho avuto nella vita. Le devo restituire ad altri.
Se vogliamo dare un senso speciale alla nostra vita ridoniamo i doni ricevuti..
Concludo questo mio ricordo pensando ad una bellissima scena del film “l’Attimo fuggente” e al bravissimo maestro che, come Elisabetta, invita i suoi ragazzi ad avere fiducia nella loro storia che rientra nel potente spettacolo della vita, in cui potranno scrivere il loro verso in qualunque momento, perché ogni momento è quello giusto.
A te che stai leggendo chiedo: quale sarà il tuo verso?
Buona vita a tutti voi, ed in particolare ai miei nuovi giovani amici del Piave, un fiume che ci aiuta sempre a rinascere nella consapevolezza di ciò che siamo e valiamo.