Omaggio alla psichiatra Barbara Capovani: IRCCS Fondazione Stella Maris oggi si è fermata in silenzio per due minuti
Oggi anche l’IRCCS Fondazione Stella Maris si è fermata, per osservare due minuti di silenzio, sospendendo ogni attività in ricordo della psichiatria Barbara Capovani, Responsabile dell’Unità funzionale Salute Mentale adulti e SPDC dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa, aggredita e uccisa sa un ex paziente. Questo in adesione all’iniziativa che ha coinvolto tutti gli operatori dei Dipartimenti di salute mentale in Italia.
La dr.ssa Capovani ha operato in stretta e valida collaborazione con le Unità Operative di Psichiatria della stessa nostra Fondazione IRCCS, risultando di grande aiuto soprattutto in alcune delle situazioni più complesse e delicate riguardanti adolescenti in condizioni di emergenza clinica. Ma c’è di più, importante è stata la collaborazione della dr.ssa Capovani anche con le strutture di Marina di Pisa e San Miniato.
Nel giardino interno, nello spazio antistante l’ospedale di Calambrone e nel giardino del Presidio Riabilitativo di Marina di Pisa e in quello di Casa Verde San Miniato, si sono riuniti medici, infermieri, operatori sanitari, specializzandi, ma anche personale amministrativo e tecnico della Fondazione Stella Maris, insieme e uniti per rendere omaggio alla collega uccisa. Al termine la dr.ssa Maria Mucci, Neuropsichiatra Infantile Responsabile UOSD Emergenza Psichiatrica della Stella Maris ha letto l’intervento della dr.ssa Nadia Delsedime, Dirigente Medico Psichiatria AOU Citta’ della Salute e della Scienza di Torino – Molinette, che riportiamo integralmente:
Morire di lavoro. Morire sul lavoro. Ancora un medico aggredito e ucciso sul posto di lavoro, questa volta una psichiatra, da un ex paziente. Una donna di nuovo. Un femminicidio se vogliamo. Fare lo/la psichiatra è un mestiere pericoloso. Ci si porta dietro un doppio stigma, quello dei pazienti- che spesso ci odiano – e quello dei sani, che ci vedono come degli “acchiappamatti” e ci temono. Poi c’è spesso anche lo stigma degli altri colleghi medici, che ci reputano una strana categoria di medici. Medici di frontiera, un po’ strani e matti come i pazienti che curiamo. Gli psichiatri sono poco riconosciuti a livello istituzionale, ma su di loro pesa un carico gravoso.
Un carico terapeutico e sociale. Tutti si aspettano che risolvano i problemi, di salute, familiari, economici, burocratici. Factotum con poche armi ed esercito con pochi soldati che si trovano a lavorare nelle trincee sconfinate del disagio mentale, sempre più diffuso in tempi di crisi e post Covid. L’incidenza e la prevalenza di tutte le patologie psichiatriche sono in rapido aumento, soprattutto fra i giovani, ma non aumentano parimenti i fondi dedicati alla Salute Mentale. Anzi i fondi dedicati alla Sanità vengono tagliati. Sembra una beffa!
Pressati da tutti per avere risultati, dai famigliari per “guarire” i parenti malati o far sì almeno che non siano un peso; dalle Istituzioni per farsi carico dei casi socialmente pericolosi o socialmente problematici come migranti, tossicodipendenti e senza tetto; dalle Aziende Sanitarie per “produrre” di più, accorciare le permanenze in SPDC, rispettare i DRG, essere più prestanti insomma. Come si paga questa prestanza? Con un burn out precoce per esempio, con problemi di salute, con un lento e progressivo usuramento della motivazione e dell’energia. La Psichiatria in Italia non è considerata fra le professioni usuranti benché lo sia; si arriva a fare notti e guardie in Pronto Soccorso fino alla pensione (sempre più spostata in la’ fra l’altro), senza privilegi. Guardie che spesso sono come un turno in trincea.
Si paga con il fatto che i giovani specialisti non vogliono più lavorare nei Servizi Pubblici, preferendo il Privato, segnale ineludibile di una volontà di trasformazione della sanità pubblica statale in sanità privata. La tempesta perfetta è vicina. La tempesta miete vittime fra operatori e pazienti. Omicidi e suicidi. Morti insensate. Al di là delle iniziative a caldo serve una profonda riflessione sullo stato attuale della Sanità, sulle tante ferite non curate che minacciano una sepsi generalizzata. Una riflessione che coinvolga tutti in modo unito e che venga finalmente ascoltata da chi dovrebbe cambiare le cose. Più risorse, più operatori, più spazi in termini di Strutture, dedicati alla Salute Mentale.
Alla memoria della collega Barbara Capovani, morta al termine del suo turno di lavoro, senza un perché.
L’intera comunità dell’IRCCS Fondazione Stella esprime e rinnova il suo profondo cordoglio e si stringe attorno alla famiglia e ai colleghi della dr.ssa Barbara Capovani.