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Divine Creature, quando l’arte abbraccia la disabilità. Domani si inaugura la mostra che ha riscosso successo a Firenze e in Vaticano. La nostra intervista all’ideatore Adamo Antonacci grande amico di Stella Maris

Domenica 30 aprile avverrà l’inaugurazione della mostra fotografica “Divine Creature”. Quando l’arte abbraccia la disabilità. 

Il Comune di Pisa, con il contributo della Fondazione Pisa, ha patrocinato la mostra fotografica ideata e curata da Adamo Antonacci presso la Chiesa di San Paolo a Ripa D’Arno che si apre domani 29 aprile alle ore 16:00 per protrarsi fino al 30 maggio. L’avvio dell’esposizione avverrà alla presenza dell’Assessore comunale Sandra Munno  e delle autorità cittadine. 

La mostra

La mostra presenta dieci lavori fotografici che rivisitano altrettanti capolavori di arte sacra, interpretati da donne, uomini e bambini portatori di handicap. Le opere rivisitate rappresentano le tappe fondamentali della vita del Cristo, dall’Annunciazione fino alla Resurrezione, e includono i capolavori di Caravaggio, Lodovico Cardi detto il Cigoli, Antonello da Messina, Mantegna, Antonello da Messina, Giuseppe Montanari, Rosso Fiorentino e Tiziano. Questi quadri viventi sono stati immortalati con sapiente maestria dall’obiettivo del fotografo Leonardo Baldini.

Per la realizzazione delle opere fotografiche sono state coinvolte 45 persone, tra disabili e loro familiari, che hanno aderito e partecipato al progetto con grande entusiasmo. La mostra, ideata e curata da Adamo Antonacci, è stata precedentemente ospitata nel 2018 al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze e di seguito nel 2019 nei Musei Vaticani, per poi approdare presso le Sale Affrescate del Comune di Pistoia e, infine, dopo due anni di Covid, sono state esposte presso la Chiesa dei Servi a Rimini.

La mostra resta aperta al pubblico dal giovedì al sabato dalle 15:00 alle 19:00 e la domenica dalle 11:00 alle 13:00. L’ingresso è libero.

L’intervista

Adamo Antonacci

Abbiamo incontrato Adamo Antonacci, curatore di questa meravigliosa mostra, che – lo ricordiamo – è anche regista de “I mille cancelli di Filippo”, il docu-film patrocinato dalla Fondazione Stella Maris, che sta raccogliendo riconoscimenti in Italia e all’estero.

Parliamo di Divine Creature e del significato profondo di questa mostra con Adamo Antonacci?

L’elemento centrale della mostra è la religiosità, la fede che traspare dalla vita di Cristo, che pone al centro tutte quelle persone che prima erano relegate fuori dalla vita sociale. Questa esposizione è anche il frutto di letture e approfondimenti che ho fatto sulla vita di Gesù e il suo amore per i disabili. Prima di lui i disabili e chiunque avesse una menomazione, non poteva entrare nel tempio. Lui ribalta tutto, ponendo davvero gli ultimi, gli allontanati, i reietti come i primi a potere accedere al sacro e ai suoi luoghi. E in effetti, il fatto che la mostra venga ospitata a Pisa nella chiesa di San Paolo a Ripa D’Arno, mi riempie di gioia perché è stata pensata per essere esposta in luoghi sacri.

Come è nata l’idea di riproporre la vita di Cristo attraverso opere d’arte diventate opere di vita vera impresse dal mezzo fotografico?

L’idea mi è venuta leggendo e riflettendo sui Vangeli. La mostra nasce infatti da riflessioni personali che mi hanno portato a questo progetto. Ma non appena il progetto è stato avviato, sono avvenute coincidenze e situazioni positive che ne hanno facilitato la realizzazione. Anche la scelta del fotografo è stata fortuita. Creata la squadra abbiamo visto che occorreva un fotografo con una spiccata sensibilità artistica. E mentre stavamo creando le scenografie una collaboratrice mi ha detto. “Perché non chiami Leonardo Baldini?”. Con lui abbiamo avuto l’onore di avere un grande fotografo: tutto è andato bene, anche grazie a una serie di connessioni positive. Mi piace definirli dei “piccoli miracoli”, che ci hanno permesso di superare ogni difficoltà e soprattutto di creare una squadra in grado di dare vita a questa bellissima esposizione.

Come vorresti che il pubblico si accostasse a questa mostra?

Alla persona che si accosta alla mostra direi di cercare il proprio silenzio interiore, lasciando che queste opere parlino  e suggeriscano qualcosa di profondo. Invito tutti ad ascoltare ciò che le opere vogliono dire, recuperando se possibile il valore del silenzio, della sacralità, e lasciare che sia l’arte a parlare, suscitando emozioni forti, autentiche.

Questa mostra ritrae persone disabili con le loro famiglie, come le avete trovate e poi si sono sentite a loro agio con la macchina fotografica? 

Le dirò che quando ho spiegato l’idea ai genitori avevo il timore che avrebbero reagito in modo negativo. Invece proprio loro mi hanno incoraggiato, sostenendo da subito questo progetto. Per la macchina fotografica non c’è mai stato problema, si sentivano a casa propria. Ringrazio le associazioni empolesi – Noi da grandi, Special Olympics e la Cooperativa sociale Matrix Onlus – che mi hanno permesso di realizzare questa opera grazie alla collaborazione piena delle famiglie. Oltre ai bambini e ai ragazzi abbiamo accolto nelle opere anche i genitori che ci hanno permesso di fare un lavoro ancora più bello e profondo. Il risultato è evidente e denso di significato. 

Chiudiamo con il messaggio che vuoi lasciare a quanti visiteranno la tua mostra, cosa senti di dire loro?

Non a caso la prima tavola è quella dell’Angelo Musicante di Rosso Fiorentino, è da lì che parte tutto: è come un invito a cercare un silenzio interiore. Da quel ragazzo empolese che diventa arte suonando una musica inudibile… Ecco, mi auguro che il visitatore, cercando di capire che musica suoni quel meraviglioso angelo, venga abbracciato dalla vita di Gesù. Spero che questa mostra ci permetta per un instante di riappropriarci dei nostri rapporti, della relazione tra persone, della riscoperta di quel sacro di cui ogni essere umano ha davvero urgenza. In un mondo vorticoso e materialista, proponiamo la calma al fine di assorbire la portata spirituale di queste dieci opere fotografiche. Opere quindi da sentire dentro di sé, per lasciarsi guidare, attraverso la mostra,  al cuore della vita di Cristo. Chissà, magari Divine Creature è una mostra da cui è possibile uscirne anche un po’ cambiati…

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